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Quando al mattino
del mondo, che i mortali conoscono e vivono, i Signori della Legge
scelsero le creature dalle quali farsi adorare e scesero sul pianeta
per mostrarsi a loro in tutta la suprema magnificenza, si resero
presto conto che dovevano individuare in quelle forme di vita delle
anime pronte a servirli ancor più degli altri, ad immolare più o
meno la loro stessa esistenza in nome del servigio che rivolgevano
ai loro dei, qualcuno insomma che divenisse tramite solerte con il
quale diffondere il loro culto che tanto li rendeva Signori ai loro
occhi e tanto li libava di immortalità e di rispetto.
Il tempo di celarsi agli occhi dei mortali giunse presto. Eppure
qualcuno tra loro non aveva da tempo accettato questa decisione
comune e soleva intrattenere rapporti stretti con uno dei suoi
seguaci, rivelandosi ad esso in forma quasi umana, discorrendo con
lui nella sua abitazione. A volte questa scelta era sembrata ai
Signori della Legge una minaccia che rischiava di far apparire gli
dei troppo vicini e troppo poco irraggiungibili. Tutto ciò diminuiva
il loro potere nelle menti delle creature che li adoravano e poteva
essere pericoloso.
Mentre i Signori della Legge cercavano il giusto compromesso tra il
celarsi ed il trovare accoliti che portassero il loro volere in
terra, passò un attimo o forse lunghi interminabili anni e colui che
troppo si legava al suo suddito prediletto venne ucciso con
l’inganno.
Seguirono le ere dell’ascesa di Alisard e dell’angoscia per ciò che
avevano fatto a Bergaard e fu proprio in quegli attimi che
compresero che dovevano trovare un modo efficace e molto sottile per
eleggere le creature che dovevano servirli sul pianeta, forse
imitando proprio Bergaard o forse trovando un nuovo modo.
Nulla si fa per nulla e l’attaccamento alla materialità che
osservavano nei mortali e che loro non comprendevano, li indusse a
credere che solo rivelandosi ai prescelti li avrebbero convinti a
intraprendere la strada che loro speravano. Non potevano però farlo
troppo esplicitamente.
Furono quegli gli attimi o gli anni in cui vagavano per le terre
vestiti da mercanti, da poveri viandanti, da ricche dame, nobili
cavalieri o bambini innocenti per confondersi coi mortali e poter
quindi scegliere coloro i quali sarebbero stati i loro eletti. Si
compiacevano nel vedere che tra le creature in molti scrivevano e
narravano di quando gli dei in un tempo molto lontano si erano
mostrati, in molti arricchivano i reali fatti con la fantasia e la
mitologia, ma in molti anche si discostavano dall’assoluta fedeltà
agli dei poiché la memoria dei mortali scorre e muta attratta dai
concreti segni della vita terrena fatta di ciò che si può vedere e
toccare.
E c’erano i Signori del Caos che ogni tanto riportavano la loro mano
su quelle terre tanto amate dai Signori della Legge, e c’era il
Male, le guerre, le carestie, le alleanze, i sotterfugi…la vita
mortale di tutti i giorni.
I Nove confusi coi mortali sotto spoglie mortali, ben presto
scelsero poche creature tra le varie razze che li servissero e
divenissero quell’anello di strana congiunzione tra ciò che era il
mondo imperscrutabile degli dei ed il mondo fugace dei mortali. Ad
essi si rivelavano nelle forme più strane, tramite sogni, visioni,
manifestazioni inspiegabili della natura, mutazioni della materia.
Ad essi parlavano tramite le voci che solo gli eletti potevano udire
e ad essi offrivano protezione e “doni” che spesso gli eletti stessi
non sapevano di avere. I mortali baciati dai loro dei infervorati
dalla strana energia che sentivano pervaderli portavano le leggi dei
Signori tra la gente, urlandole o bisbigliandole nelle riunioni
segrete, a seconda del Signore e del suo desiderio.
Venivano ispirati da strane sensazioni e scrivevano testi,
componevano versi o compivano rituali. Negli attimi, che forse erano
anni ed anni, i Signori si compiacevano e nell’osservare l’opera dei
loro eletti si resero conto che potevano sottoporli a delle prove
per verificare che il loro servilismo fosse puro e che le creature
ne fossero degne, e dare loro quindi maggiori doni che potessero
usare per contrastare la minaccia che gli dei temevano: il Caos. Fu
così che plasmarono la Follia congiungendo le loro mani nel loro
tempio sacro e riversando in un otre, fatto di vento, il loro
Desiderio di dominio e ognuno di essi il loro più capriccioso Sogno.
L’otre assunse i colori dei prismi di cristallo e divenne luminoso
tanto da accecare qualsiasi occhio non immortale che avesse provato
a fissarlo. Dall’otre si diffondeva un suono acuto, capace di far
impazzire il più sordo dei sordi, un suono potente portato lontano
dal vento che lo animava ma solo quando i Signori lo avrebbero
voluto.
Accadde così che nei villaggi e nelle città si sentiva spesso
narrare di qualche religioso che stranamente perdeva la ragione a
causa di qualche oscuro evento. La Follia venne conosciuta dai
mortali. Quella strana forma di Follia però sembrava portare
straordinari risvolti. A volte possedeva il religioso per poche lune,
a volte lunghi anni ed al risveglio nessuno era più come prima. I
religiosi colpiti da quella che ben presto fu chiamata “la Follia
degli Dei” quando ritrovavano la ragione parlavano di strane
rivelazioni, mutavano nel carattere ed alcuni stranamente anche nel
fisico. C’era chi sembrava esser divenuto all’improvviso più vecchio,
chi guariva da menomazioni, chi aveva un nuovo colore degli occhi o
dei capelli, chi parlava lingue sconosciute ed arcane, chi si
ricopriva il corpo di strani simboli. Tutti però avevano una cosa
che li accomunava: la mutazione dell’animo che sottilmente sembrava
divenuto ancora più profondo e si manifestava con un nuovo carattere,
spesso più forte, più consapevole, più diffidente ma soprattutto più
infervorato. Coloro che guarivano dalla Follia degli Dei portavano
nuove verità, spesso cose incomprensibili, nuovi riti o nuove cose
da scrivere ed insegnare, come se un grande mosaico prendesse pian
piano forma. I Sacerdoti tra loro, anche se di opposto culto,
solevano narrarsi ciò che avevano provato, come se avessero bisogno
di condividere un segreto troppo pesante, tutti tranne i Sacerdoti
di Eztrill che divennero sempre più schivi fino ad isolarsi
lasciando credere pian piano che il culto si indebolisse. I
religiosi inoltre preparavano i nuovi adepti a quella che chiamavano
la Grande Prova e che doveva essere sperata come il più grande dono
degli dei che solo in pochi potevano ricevere. Nessuno mai seppe di
preciso cosa avveniva in quelle lune o anni di perdizione e in molti
temevano e rispettavano quella strana forma di malattia che sembrava
colpire in maniera più violenta i religiosi.
E gli dei? Gli dei avevano raggiunto il loro scopo: usare una prova
di fede per mettere in guardia i loro eletti da ciò che temevano: i
Signori del Caos.
Certamente i Nove non si rivelavano agli eletti come un tempo
solevano fare, ne la Follia di un sacerdote di Kehim voleva dire
l’interesse solo di Kehim e il disinteresse degli altri. Sebbene il
culto fosse differente, tutti e nove erano uniti in un solo intento
comune: detenere il potere su Ikhari e contrastare la forza del Caos.
Così quando era il momento, uno dei nove sceglieva il Sacerdote
eletto, lo comunicava agli altri Signori ed insieme i nove aprivano
l’otre lasciando che il vento portasse e coprisse con il suo acuto
suono colui che stava per intraprendere il viaggio. Egli veniva
dissociato dal suo corpo terreno che conservava le sue funzioni
vitali grazie ad un’avatar che agiva “follemente” divenendo il matto
del villaggio, la bambina impazzita, colui che parla e vede solo
morti, che perdeva la memoria…le forme di follia manifestate ai
mortali erano varie. Lo spirito dell’eletto veniva invece portato
sulla Via della Follia dove i Nove lo sottoponevano ad una prova ed
in cambio della riuscita rivelavano a lui nuove cose, armi con le
quali servire meglio il proprio dio, portare con più efficacia la
volontà del Signore nel suo popolo, comprendere, anche se in forma
molto confusa, l’esistenza di qualcosa di superiore da contrastare,
il Caos. Non tutti superavano la prova, anche se era raro che
avvenisse, ma coloro che non adoravano e non servivano il loro dio
con la giusta spiritualità rimanevano prigionieri della Via
condannati ad essere eternamente matti in terra ed eterni
prigionieri della lunga Via nel regno dei Signori.
Le coscienze dei mortali sembravano essersi assopite da molto tempo.
Sempre minori erano coloro i quali immolavano la loro vita al
Signore che veneravano e la Via della Follia non era neppure più una
leggenda.
In quegli anni di caos però, quando molte cose stavano mutando e
nuovi equilibri sembrano prender forma, sotto il brusio incessante
del disordine, essa tornò, come un lampo, come un vento freddo e
qualcuno divenne nuovamente folle…
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