E'
la notte del Giorno
dell'Incudine, ventinovesimo del Mese delle Ombre, Anno 467 ed una
lunga e silenziosa carovana di elfi cammina lenta verso la foresta
del nord, l’amata Alwenion.
Nella gola ancora l’acre sapore della cenere, negli occhi ancora i
bagliori accecanti delle fiamme, nelle orecchie ancora le urla di
chi pregava, imprecava, soffriva, sperava. Il silenzio è un manto
pesante ma inevitabile, le poche parole sussurrate sono il vano
tentativo di ristabilire un ordine, un senso a quello che avevano
visto e che per tutta la vita avrebbero ricordato, poi narrato e mai
più dimenticato.
Sotto il fioco bagliore di qualche stella un albero grida la sua
fine, piange linfa bruciata dalle fronde, piega il capo al cielo
imperturbabile. Ai suoi piedi stoffa e legno divengono mare di
ricordi e giaciglio di memoria.
Nei silenziosi cerchi di pietre qualcuno cerca di ricordare.
Su una strada lontana qualcuno esulta vittoria ed invoca potere
divino.
Il fiore, la storia della ricostruzione, il comune intento di un
popolo, Eldaloth, la casa degli elfi di Landmar, è morta.
Nessuno riuscirà mai a raccontare con lucidità cosa avvenne in quei
giorni. Sembrava quasi che un disegno prestabilito si abbattesse su
un popolo che faceva fatica a rifiorire, per distruggere quell’unica
certezza che avevano: l’unione. E quella notte tutti lo sapevano,
sapevano che stava succedendo l’irreparabile. Eppure lo spirito
sopravvive.
Il longevo popolo degli elfi chiari di Landmar apparve preparato a
quella perdita, e veloci agirono quando si presentò la fine,
repentina e senza alcuna pietà. Furono giorni di battaglie, di
incredulità, di ricatti, di disperazione, di lotta per proteggere
ciò che sentivano loro.
Si narra di creature malvagie condotte da portatori di morte, lunghe
lingue di fuoco che inghiottivano tutto. Si parla della corsa
disperata per salvare le cose più importanti. C’è chi ricorda una
sacra creatura che guidava gli elfi verso la salvezza, chi ricorda
valorosi elfi pronti a rischiare tutto pur di salvare i propri cari.
C’è chi rivive ancora il terrore di chi aveva predetto e temuto. Chi
ha guardato per l’ultima volta la sua vita ed ha deciso di legarla
per sempre alle ceneri del suo passato. C’è chi ricorderanno per
sempre con amore.
Tutti però nel Doredhel sanno, anche le piccole bestiole che
popolano i boschi, che proprio in quell’anno nel 467 gli elfi del
Doredhel iniziarono un nuovo viaggio, portando con se la speranza,
verso un nuovo ritrovato luogo, verso le origini.
C’è chi ricorda un ciclo che deve essere chiuso, chi prega perché il
caro prezzo abbia una ricompensa, chi impazzisce di dolore, chi
invoca ancora amore e chi raccoglie le forze di un popolo, un solo
popolo che sta percorrendo il suo lungo e misterioso cammino.
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