Follia. Mi scorge, mi segue, mi avvolge, ancora, perché? Ho varcato quei cancelli, ho lasciato quella strada e lei è ancora qui, con me e mi culla. Non voglio che mi abbandoni ma posso vivere così?

Corre lui e mi stringe forte a se, mi porta via, ma dove? Sono ore che questo cavallo corre senza sosta e lui parla ma io non posso rispondere alle sue domande. Brucia il sole sul volto o è il fuoco? Perché è cambiato tutto? Era sereno prima, il cielo azzurro, loro vicino a me. Finalmente il manto della follia era caduto dalle mie spalle grazie all’unione che ho sempre cercato, narrato, invocato e che loro hanno portato a me. I volti dei miei fratelli e figli, i volti dei mistici devoti, giunti a me ed uniti tra loro, uniti a me, uniti alle Madri. La voce dolce di mio zio Moriagonar mi ha svegliata, le mani calde di Bellatrix, l’amore di Shumira, la forza di Baol, sì sono loro a cui debbo questo, per loro ora desidero morire. Perché non ho mai desiderato la fine ed ora la invoco? Il cielo è fiamme, le Dee. Gweinian ed Ailyssa, lontane, e loro? I miei elfi, i miei figli e fratelli dove sono? Hanno trovato Alwenion? Sono nel suo grembo al sicuro? Perché non posso trovare risposta a tutte queste domande? Ed ecco, torna, mi accarezza, è in me. La Follia.

 

Corre e con lui io, tra le sue braccia, avvolta di stracci. Abbiamo lasciato Tiryon all’alba, ma il sole non è sorto perché brucia e nasconde ogni cosa. La carovaniera è deserta, abbiamo superato Aral e lui mi stringe ancora e parla, invoca Kehim, invoca Gweinian ed Ailyssa ma loro sono morti, lo sento, non sono folle, li ho veduti, essi mi hanno amato, tutti, ognuno di loro. Che importanza ha ora il Loto Nero? Che importanza ha quell’elfa oltre il mare? Meliel. Che importanza ha il dolore? Se solo lo potessi sentire ancora, non sento nulla, c’è solo il vuoto per me.

Il mio popolo, mia madre Vesta, mio padre Muray, il mio dolce figliolo Aranir e loro, i miei fratelli, Sirubar, Olorin, Phempt,  perché sento che non li vedrò mai più? Perché sento che mai potrò narrare loro cosa mi è accaduto, cosa ho veduto? Perché non gli potrò mai parlare del grande Spirito Elfico a cui ci ricongiungeremo tutti, senza forma e senza pensieri? Mio figlio Lerwen non sentirà mai dalle mie labbra la sua verità, io non sentirò mai nessuno chiamarmi “madre”. Perché so ancora piangere? Non ho versate abbastanza lacrime quando ho sentito l’inganno vincere sulla luce? Il Nero ha trionfato, anche le ingiurie, la corruzione sull’Albero del Sole, la morte di Ocram. Ora rivedo tutto e brucia, vorrei che quel fuoco avesse ucciso anche me, che senso ha vivere, perché Madri mi chiedete ancora questo? Perché ho veduto il Caos e non posso dirlo? Perché ho toccato l’Otre ed ho perso la memoria di tutto? Non sento nulla ora, solo lui, mi stringe, è forte, mi sta amando, come sempre, come da ogni tempo, per sempre.

 

Madre. Ho scelto di esserlo un tempo? Qualcuno lo è stato per me, Ashka, mia madre, dov’è ora? Vieni ad abbracciarmi ancora, accarezza il mio volto con le tue bianche mani, ho freddo. Perché mio padre morì davanti ai miei occhi? Perché qualcuno ha preso la mia innocenza senza amarmi, perché non ho avuto la forza di riparare ai danni, perché non sono degna della luce delle Madri, perché mi avete scelta? Perché lui corre ancora, dove mi sta portando? Dove ci sta portando? E’ dolce in me la tua presenza, figlio degli dei. Ti sento nel mio ventre, mi accompagni da tanto tempo, vedrai questo mondo falso? Non voglio, muori con me. Il sole coi sette raggi è alto in cielo, coi suoi demoni, le Ombre. A terra, sul mondo piccolissimo, i corpi degli dei, i nove fratelli che a loro mi hanno chiamata rendendomi folle, svelandomi la Verità, chiedendomi la prova e ho vinto, o no? Ora non posso ricordare, devo cercare di proteggere ciò che porto in grembo, l’unione di vita, luce ed equilibrio, il frutto di ciò che mi unisce a questo uomo da sempre. Lui che ora mi porta lontano è il figlio di Kehim ed ora mi stringe aiutandomi a restare seduta sul suo cavallo. Le sue forti braccia mi cingono i fianchi mentre attraversiamo ora boschi e poi monti.

Ricordo ancora i giorni con il Falco, le parole di Cyner. Anche tu hai visto la Follia, anche tu ti sei nutrito di essa? Non lo saprò mai. Protetta da un’incoscienza forzata vi vedevo sorridere, coprirmi le spalle, proteggermi dal freddo, Nielith colmarmi di tenerezza, Neakail curarsi di chi non gli importa, con freddezza, fingendo perché anche il lui vi è la luce del Falco. Ti ha portato lontano con lui Cyner, il Falco? Anche lui è inganno, ma tu non lo saprai mai, nessuno lo saprà mai.

 

Stiamo ancora cavalcando verso un luogo che non conosco. Il mio cavaliere copre ora il suo volto con seta bianca e protegge anche me da questo sole forte, accecante. Il deserto, conobbi nel deserto le sue origini, il suo dolce sguardo su me, il suo coraggio. Tanti anni son passati dal giorno della promessa, lo ricordo come se fosse ieri, sull’Albero del Sole, la promessa di rimanere uniti per sempre dinnanzi alle Madri e al Grigio Pellegrino. Poi il mare, sulle ali del Sacro Pegaso, fino al Loto Nero, nel deserto, il sole bruciava come sta facendo ora ed io non riesco a trovare la voce per parlargli. Sono tante le cose che vorrei dirgli, tanti i segreti che custodisco in me, ma riesco solo ad abbracciarlo mentre un triste suono esce dalle mie labbra e canto:

 

Ho sognato un fiore nero

Ma mi sveglio è non è vero…

 

Il Seme della Vita  sarà ora al sicuro nel grembo della terra? Perché rischiare la vita per proteggere l’inganno? Rangil troverà la sua pace, vittima sacrificale di bugia? Non importa più ora perché urla, sta urlando ed anche io!

 

Conoscete il mio nome da sempre

Sono il Varuna e vi spazzerò via in pochi giorni, tutti

I sigilli sono stati rotti e i miei raggi chiamo a me

 

Mi fissa quest’uomo fatto di sabbia, si è fermato e mi fissa, accanto ad una colonna con strane incisioni. Conosco quelle incisioni, forse le studiai molti anni fa quando cercavo la soluzione alla malattia dell’animo. Quando cercavo il Decimo. Oh quanto ti ho cercato, desideravo rivedere le tue scaglie dorate, volevo sentire la tua potenza su queste terre. Il Drago Dorato.

E’ dolce il suo volto mentre mi osserva, una lieve carezza sulle mie mani, le mie labbra e poi un bacio, ancora. Quante volte quest’uomo mi ha donato forza? Da sempre, anche da prima che sentissi per la prima volta il suo accento del sud. Vuole che lo segua, vuole vivere, io non più.

Stiamo attraversando piccole dune di sabbia, nel tempio del decimo, lì dove trovò la morte e dove urlò per l’ultima volta udibile ai mortali. Lui mi guida sostenendomi ed io sento improvvisamente un battito d’ali, un brivido scuotermi, posso parlare.

“Sta nascendo, egli reclama il suo posto in questo mondo mendace.”

Mi pervade nuovamente la Follia e rivedo i volti di chi ho amato. Il mio popolo di nuovo mi passa dinnanzi, ogni volto dei miei elfi, della mia vita stessa. Il ferro rovente in fucina, le stoffe preziose della sartoria, Elranel. La dolce sorella amara, accarezzata da Eztrill e poi lasciata sola. Mi scorre dinnanzi il sorriso di Glena, le sue parole, la sua stessa fede che ha nutrito la mia ed intanto di nuovo un dolce richiamo mi chiede di fermarmi. Aelin, sento la tua voce, il tuo sguardo sempre freddo ma mai per me, amato fratello ed amico.

 

Lui è ora chino accanto a me e ricopre il mio volto di carezze infinite ed eterne. Si prende cura di me instancabile ed io vengo avvolta dal suono del battere d’ali e poi una dolce musica. Non sento i miei arti, non ho dolore né fatica, sono leggera e posso toccare le nuvole. Lui è con me e stringe tra le braccia qualcosa di piccolo e rosa che urla con prepotenza con gli occhi chiusi su questo cielo oramai avvolto da fiamme.

“E’ una bambina Shila, abbiamo avuto una splendida bambina. Guarda, mentre la vita muore lei giunge e con forza porta la luce in quest’oscurità.”

Io non posso parlare, non ho ancora la voce riesco solo a cantare una nenia per quella figlia che ora scopro di aver cresciuto in grembo.

 

Un boato e finalmente lo vedo, lui il Drago, il Decimo. Abbatte ogni cosa con irruenza, reclama il suo posto, diffama la storia e distrugge le tenebre. Brilla quel sole d’oro sacro, giunge per portare pace o morte, ancora. Il mio compagno stringe a se quella piccola creatura che io sento di amare già molto, vorrei vederla morire, non può sopportare tutto questo. Il battito d’ali insiste nella mia mente o in quello che sembra un pertugio tra rovine coperte di sabbia. La piccola creaturina piange e la meraviglia pervade lo sguardo di lui che la stringe forte. E arrivato finalmente, Wilfirin il Sacro Pegaso è qui dinnanzi a me. Portami via. Perché mi hai seguita, perché giungi ora che la tua Signora è morta? Ora che le spoglie di Ailyssa fanno piangere le stelle?

 

Nessun’ombra può togliere la vita agli dei

Solo insieme essi possono

Ancora una volta vivete di illusioni e dimenticate le sacre leggi

Ora questo mondo deve morire

Chi ha perso la sua stirpe la ritrovi

E chi ha vissuto sotto il velo torni a splendere

Un mondo di inganni e falsità deve crollare

Un’alba vera sta per giungere

 

Perché ora lui piange? Perché il mio uomo fatto di sabbia e sole piange stringendo a se la piccola figliola e me, che ancora non trovo le parole e non trovo pace?

La maestosa creatura di morbide piume ci guarda con fierezza, con incontenibile gloria e splendore. Fissa qualcosa, lo sento, lui vuole la piccola. L’uomo urla dice “No!” e mi attira a se cullandomi tra le sue braccia possessive.

 

Cosa desideri umano?

Tu che delle Ombre sei stato lo schiavo

Tu che hai cercato le scaglie del Drago 

Tu che sogni ogni notte il loro arrivo

Che la tua bambina muoia con te e sua madre fra pochi istanti?

Il cuore di questa terra sta cessando di battere

Il Drago Dorato ha vinto la sua ora

Tu come ogni cosa vivente morirai

E ciò che mai ha vissuto continuerà a morire

Non vi è tempo

Per lei vi son altri destini

Altri viaggi

Altri piani

 

Ira, ciò che leggo ora nello sguardo di lui è ira. Il drago che dorme sul suo braccio brucia sulla sua pelle, prende forma e diventa reale, gli graffia le carni e gli dimostra la sua potenza.

La stringe ancora a se senza curarsi del dolore, poi la lascia nel mio grembo. Io non riesco ad abbracciarla perché il mio corpo non mi appartiene più però la guardo, i miei occhi nei suoi, li imprimo in lei e lei diventa me, unione perfetta ed infinita. Lei saprà un giorno, conoscerà la storia, conoscerà il mio nome e quello di suo padre, un uomo, Zaguirre. Riceverà la grazia degli elfi e l’irruenza degli umani.

 

Lei sarà elfa

Così vuole colui che è l’inizio del tutto

Poiché questo è già successo

Questo è il passato del vero presente

Alla corte dei Maghi il destino di lei è già deciso

Non conoscerà i vostri nomi

Ma conoscerà la vostra vita e vi sentirà sempre

Perché voi rivivrete in lei

 

Un cavaliere di sangue impuro già attende il suo destino

In un sogno

Saranno uniti per sempre

E per sempre cercheranno la Verità

 

La creatura parla nella mia mente, martellandomi con ricordi ed immagini di luoghi che non ho mai veduto ma che riconosco. Lui lascia la piccola sulle morbide ali azzurre, la bacia sulla fronte e getta a terra le sue armi, spegne il suo sguardo, smette di cercare la vita. Ogni cosa si avvolge di ombre, i draghi coprono il cielo e circondano il loro Signore Dorato. Sento la pace, finalmente.

 

Il suo nome sarà il segno che ciò che avete veduto voi era la menzogna

Voi Sacerdotessa e Sacerdote sarete solo un ricordo

Lei sarà l’opposto, il contrario

Continuerà il vostro intento ma sarà Ombra e Luce

Tenebra e Pace

Nuovi sentieri l'attendono, nuovi Signori da servire

 

Un battito d’ali morbido e lieve ed ogni cosa scompare.

I volti di ogni elfo che ho conosciuto, amato.

I volti di mio padre, di mia madre.

Il nome di mio figlio, il nome che non conoscerò di mia figlia.

Il Drago Dorato.

I nove figli che si uniscono al sole.

Sette destrieri, sette lunghi viaggi.

Il sorriso del mio compagno, il mio nome urlato dalla sua voce carica dell’ultimo sospiro di vita.

L’odore di Ikhari.

La fine della storia.

 

 
     
 

 
 

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